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Attraverso il riverbero, la diversità delle apparenze, un artista ritrova sempre le
stesse forme.
Tale è il segreto della sua follia o della sua sincerità, che poi è la stessa cosa -
questa follia che lo immerge nel crepuscolo delle sue ossessioni, le più inconfessabili
(o che solo la sua opera è capace di confessare) ma lo riconduce anche al sole di una
forma di universalità. Da una parte dunque una singolarità che è la condizione stessa
della sua esistenza. E ciò fa sì che dopo aver visto le sue pitture, i bronzi o le
incisioni di Pasquale Basile si dirà certamente e senza timore di sbagliarsi: ecco un
Basile, come si dice: ecco un Matisse, un Rodin, un Renoir, un De Chirico o quel che
volete!. Ma dall'altra un accesso a quel che potrebbe essere una dimensione mitica, vale a
dire un'apertura favolosa verso ciò che assume la condizione stessa dell'umanità.
Pasquale Basile vive a Terracina, tra Napoli e Roma, due capitali, o meglio, due universi.
Questa particolarità non è da poco. Ma Basile è siciliano, nato a Messina nel 1945. E
la Sicilia è questo territorio stesso in cui si scontrano le culture, le civiltà, i
miti. Soprattutto i miti a cominciare da quello della Donna, della Madre, della Dea, della
Nutrice, della Fertile, della Sensuale, della Puttana, della Vergine, della Pazza, della
Seduttrice conturbante. Tutti gli appellativi, tutti gli attributi sono permessi. Questa
donna dunque, verso la quale Pasquale Basile si china, la interroga, la corteggia, la
seduce, la respinge, la coinvolge ancora nei suoi deliri più vertiginosi. E ancor di
più, ci coinvolge con lui. La follia dunque...
Capogliature appiattite, visi rettangolari, nasi tanto dritti quanto irregolari, cosce
alzate, pelli nude, non calze o giarrettiere, seni scoperti e triplici (perché tre seni?
Per moltiplicare le fonti del piacere e della vita, perché la trinità e sacra o
semplicemente perché Pasquale Basile ha deciso così in nome dei diritti imprescrittibili
che ha l'artista di rendersi antagonista a Dio?), queste Donne sorgono, in lui, sia
dall'antichità la più immemorabile piuttosto che da un lupanare 1900 quando esse non
cavalcavano ancora degli scooters! In breve esse ci fanno l'occhiolino, ci danno del tu,
ci ignorano.
Sotto la patina del loro bronzo, le si crederebbero il frutto degli strati archeologici
più inverosimili. Dipinte, esse conservano questo colore terroso e malinconico degli
affreschi di un tempo. Incise, esse hanno la violenza categorica propria delle incisioni.
Ma non commettiamo errori! Esse sono sempre moderne poiché sollecitano gli attributi
dell'eternità.
Riepiloghiamo! Pochi artisti sono tanto nostri contemporanei quanto Pasquale Basile.
Siciliano, che vive con una lunga memoria ma con un senso molto acuto, molto attuale
dell'ironia.
Questa distanza che egli pone tra presente e passato, tra una lucidità gioiosa, e
disincantata, che è il nostro appannaggio alle soglie del terzo millennio e la frenesia
sensuale dei suoi fantasmi, è senza alcun dubbio uno dei suoi segreti più preziosi, più
inquietanti della sua opera creatrice.